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Il 21 Giugno u.s. si è tenuto a Venezia, città candidata a diventare la sede del diritto internazionale sull’ambiente, il Convegno “Ambiente e Salute: verso una giustizia globale”. 

 

Antonio Abrami, presidente della Fondazione Sejf (Supranational Environmental Justice Foundation) e promotore dell’iniziativa, spiega infatti come sia giunto il momento di estendere le competenze della Corte Penale Internazionale (ICC) con sede all’Aja, nei Paesi Bassi, ai reati ambientali più gravi e creare quindi il Tribunale Penale Europeo dell’Ambiente al fine di rendere più efficace ed omogenea la lotta contro questi crimini. 

 

Durante la conferenza si è largamente discusso dei 12 disastri ambientali più gravi, e noti alle comunità internazionali, e che possono ricadere nella formulazione dell’accusa di “ecocidio”: 

 

  1. Isole Kiribati e Maldive: a rischio global warming: il presidente delle Kiribati sta negoziando l’acquisto di terreni nelle isole Fiji per la migrazione di 113 mila abitanti mentre i  350 mila abitanti delle Maldive contano di migrare verso l’Australia 
  2. Canada: minacciato dallo sfruttamento delle sabbie bituminose: per l’estrazione di un barile di petrolio da queste sabbie vengono utilizzati circa cinque litri di acqua e gli scarti delle lavorazioni vengono scaricati in vasti laghi (circa 170kmq) colmi di residui di benzene, policiclici aromatici, mercurio, piombo e arsenico.
  3.   Nigeria: inquinata dai gas flaring: per l’estrazione ed il trasporto del petrolio ogni anno venie bruciato l’equivalente di 2,5 miliardi di dollari di gas. Il fumo derivante dal gas flaring contiene sostanze molto nocive per la salute umana come: anidride carbonica, ossidi di zolfo, tuolene, xilene e benzene.
  4. Indonesia:  devastata dal più alto tasso di deforestazione del mondo: ogni anno nella zona vengono persi 1.871.000 ettari di foreste pluviali.
  5. Giappone:  è ancora altissimo il livello di radioattività: sono centinaia di migliaia le persone ancora esposte alla contaminazione radioattiva a lungo termine e 21.000 abitanti ancora non hanno fatto ritorno alle loro case.
  6. Golfo del Messico: marea nera della Deepwater Horizon: dopo il più grande disastro ambientale marino degli Stati Uniti nonostante i fondi stanziati dal governo USA, i reali danni ancora non sono stati valutati e le opere di bonifica sono molto indietro.
  7.  Romania: onda di cianuro nel Danubio: l’onda di cianuro partita il 31 gennaio 2000 dalla miniera d’oro Esmeralda (Auriol) ha devastato il corso del Danubio fino alla foce e sta mettendo in serio rischio la biodiversità ittica e di avifauna della più grande zona umida d’Europa.
  8. Ecuador: 2 milioni di ettari contaminati dalle attività petrolifere: la multinazionale Chevron-Texaco è accusata di aver riversato circa 60 miliardi di litri di reflui tossici nell’acqua utilizzata dalle tribù indigene del posto tanto che due di esse sono completamente scomparse e le altre sono state costrette ad 
  9. Mediterraneo:  a rischio per altri 10 anni per l’affondamento della petroliera Haven: le 134 mila tonnellate di petrolio sversate nei fondali del Mar Ligure nel 1991 per l’affondamento della petroliera Haven continueranno a danneggiare l’ecosistema almeno per altri 10 anni.
  10.  Bielorussia: effetti a lungo termine del disastro di Chernobyl: non esistono dati certi sul numero di vittime collegate all’incidente avvenuto il 26 aprile del 1986 e pur non essendo ancora stata accertata alcuna responsabilità penale il paese sta ancora facendo i conti con la contaminazione radiologica e nucleare.
  11. Argentina: rischio per il piombo ad Abra Pampa: le 30.000 tonnellate di piombo derivanti dai residui delle lavorazioni dell’impianto minerario di Husai chiuso negli anni ’80 stanno mettendo in serio rischio l’81% della popolazione infantile.
  12. India: incidente a Bhopal: le 40.000 tonnellate di isocianato di metile utilizzate per la produzione di pesticidi e fuoriuscite, nel 1984,  dalla multinazionale americana Union Caride hanno ucciso in poco tempo 2.259 persone e ne ha avvelenate migliaia. Nel 2006 fonti governative hanno valutato che l’incidente ha causato 558.125 vittime e nel 2010 il tribunale di Bhopal ha emesso una sentenza di colpevolezza per omicidio colposo per grave negligenza nei confronti di otto dirigenti. 

 

Alla luce degli eventi di magnitudo maggiore che hanno colpito il pianeta, e i cui effetti stanno ancora riportando serie ripercussioni ambientali ed economiche, per i governi e le popolazioni è quindi di estrema importanza istituire un tribunale internazionale che si occupi di regolamentare e soprattutto di identificare e incriminare i colpevoli di tali e tanti disastri ecologici. (Fonte: La Repubblica)

 

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