Il 12 Febbraio scorso il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, durante un suo discorso al Congresso, ha sostenuto come le priorità della Difesa americana siano mutate; secondo l’intelligence statunitense, infatti, la minaccia più forte alla sicurezza del paese proviene dal cyber-space e, per tale ragione, la Casa Bianca intenderebbe ridurre il proprio arsenale nucleare dalle attuali 1700 testate a quota 1000 unità.
Portare le testate americane a quota 1000 vorrebbe dire scendere al di sotto della soglia minima di 1550 prevista dai trattati siglati con la Russia.
Per tale ragione il Consigliere per la Sicurezza americano, Tom Donilon, partirà a breve per Mosca con l’intento di verificare le reali possibilità di siglare un nuovo accordo ad hoc con il Presidente Putin.
L’obiettivo è quello di stipulare un trattato più snello che non preveda, tra l’altro, la necessità di ratifica da parte dei Parlamenti nazionali delle nuove disposizioni previste dall’intesa .
Tale attività si configura non solo come la concretizzazione della politica di Obama di raggiungere un mondo “senza atomiche”, ma cerca anche di far fronte alle “nuove minacce “da affrontare; l’impegno americano nel rafforzamento della sicurezza cyber porterà i dipendenti del Cyber Command da 400 a 1900 e vi sarà una trasformazione dei compiti che mirano esclusivamente alla difesa da possibili attacchi.
Nelle ultime settimane, infatti, gli Stati Uniti sono stati vittime di molteplici attacchi cibernetici contro istituzioni e infrastrutture critiche civili da parte di hacker aventi la propria sede, da come sembra, in Iran e Cina.
Ad avvalorare questa tesi c’è anche il rapporto “National Intelligence Estimate”, recentemente pubblicato, che raccoglie il consenso di 16 agenzie di intelligence e dal quale emerge chiaramente come la principale imputata degli attacchi cibernetici all’America sia proprio la Cina; nel report si legge anche che, in questi ultimi cinque anni, gli attacchi da parte di hacker cinesi si sono concentrati nei settori dell’energia, della finanza, dell’information technology, dell’aerospazio e dell’industria causando all’economia americana “danni molto ingenti ancora difficili da quantificare”.
Il documento evidenzia inoltre anche i più recenti attacchi da parte di hacker iraniani ricomprendendo nella lista delle nazioni che tentano di condurre attacchi cyber alla sicurezza nazionale americana paesi come Russia, Israele e Francia. (Fonte: La Stampa)